Dopo l'abbuffata di paccheri al pomodoro con Berlusconi, l'ineffabile Mascella, pardon Mastella, ha deciso di mettersi a dieta, abbracciando lo "sciopero della pasta" indetto dalle associazioni di consumatori.
Voci incontrollate sostengono che all'origine dell'insano gesto ci sarebbe la scoperta di non entrare più nei pantaloni e forse neppure nel prossimo governo.
Ma niente paura, si tratta solo di un tentativo di imitazione di Pannella, per fortuna della durata di un solo giorno, se no si rischia che, in preda alle allucinazioni per la fame, firmi un altro indulto, scambiandolo per il conto della buvette di Montecitorio.
Cosa spinga la sinistra ad accompagnarsi a questo personaggio, rimane un mistero glorioso che un giorno qualcuno dovrà pure spiegare.
L'altro mistero da spiegare è come mai si organizzi uno sciopero del genere.
Ci si ostina a non capire che i prezzi sono influenzati soprattutto dai costi pubblicitari (vedi Granarolo e Parmalat in cima a tutti) e da logiche di concorrenza demenziali:
come fa lo stessissimo latte Granarolo a costare meno a Perugia che a Bologna?
Semplice, perche' a Perugia deve fare concorrenza al latte locale che costa assai meno, nonostante i 250 chilometri in camion per portarcelo.
Questo per dire che lo sciopero della pasta non serve ad un accidenti, i consumatori se proprio ci tengono dovrebbero fare lo sciopero permanente di una sola marca, finché il prezzo non cala e la si finisce con gli spot idioti milionari.
E se qualcuno vuole difendersi dal caro prezzi, cooperi con iniziative di controllo autonomo deiprezzi, come www.priceblog.it.
Ma tranquilli, non succederà proprio niente, siamo in Italia, mica un paese serio, se no non avremmo Mascella, pardon Mastella, come Ministro della Giustizia.
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