lunedì, giugno 29, 2009

In mango we trust

Magari non interesserà a nessuno da un punto di vista pratico però, trovandomi negli Stati Uniti, mi è capitato di andare al supermercato a comprare un po' di frutta e verdura.
Con l'euro a cavallo tra 1,38 e 1,40 dollari, pensavo che la spesa sarebbe risultata incredibilmente conveniente. E invece?


Pere williams a 1,17$ alla libbra, cioè 2,6$ al chilo, ossia 1,85€ al chilo circa.
Mele fuji a 1,47$ alla libbra, cioè 3,26$ al chilo, ossia 2,32€ al chilo circa.
Aglio a 2,68$ alla libbra, cioè 5,95$ al chilo, ossia 4,25€ al chilo circa.
Banane a 0,59$ alla libra, cioè 1,30$ al chilo, ossia 0,93€ al chilo circa.
Mango manila 0,33$ al pezzo, ossia 0,23€ al pezzo.
I famosi doghnuts meglio conosciuti come donuts a 0,58$ al pezzo, ossia 0,41€.
Il latte intero sta a 3,58$ al gallone, ossia 0,67€ al litro.

Notevole anche il prezzo della confezione risparmio di pile alcaline energizer, 20 pile formato AA per 10,39$, cioè 7,42€

Insomma, tutto sommato i prezzi medi dei supermercati italiani che frequento sono quasi sempre migliori per pere, mele e aglio e peggiori, salvo durante le offerte, per le banane.

Il prezzo del mango giallo messicano però è pazzesco e inarrivabile.

Insomma, se volete risparmiare, ficcatevi in un Wal Mart e abbuffatevi di mango.
Occhio alle allergie però!

PS: e la benzina?
Qui tutti erano allibiti per la benzina senza piombo a 2,59$ al gallone, cioè 0,684$ al litro ovvero 0,488€ al litro.

Fate voi.

martedì, maggio 26, 2009

Lavastoviglie e veline

Indubbiamente non c'è più la mezza stagione, quindi viene spontaneo chiedersi se invece esistano ancora le lavastoviglie di una volta.
Questo bizzarro dubbio m'è sorto oggi perché, ahimè, la mia storica lavastoviglie Miele mi ha abbandonato appena raggiunte le 18 candeline (come Noemi!).
In realtà già l'anno scorso aveva avuto bisogno di un ritocco per sistemare un problemino con lo scarico (come Noemi!).

Senonché oggi, rovistando in una scatola, è saltato fuori proprio lo scontrino del 16 maggio 1991, in cui acquistai l'ammiraglia (una Miele G542SC) per la NON modica cifra di 1 milione e 248 mila lire, che al cambio di oggi farebbero 644€. Tenendo presente che la nuova costerà 849€ comprensivi di ritiro e smaltimento usato e montaggio, i 205€ di differenza sono da attribuirsi all'inflazione degli ultimi 18 anni che in media è sempre stata abbondantemente sopra il 2%.

Curiosamente nel negozio dove ho comprato la nuova, campeggiava una cartello della Miele dove si sosteneva che le lavastoviglie sono progettate per durare fino a 20 anni (come le veline!).

Ah, nel caso non lo sapeste, le lavastoviglie non godono degli incentivi alla rottamazione.

Vai tu a sapere perché le veline sì e le lavastoviglie no.

mercoledì, maggio 20, 2009

Il tonno in scatola secondo Aristotele

L'altro giorno ho comprato una confezione di tonno Esselunga e guardando sul retro mi ha incuriosito la dicitura "prodotto e confezionato nello stabilimento Nino Castiglione in Contrada San Cusumano, Casa Santa di Erice (TP)".
Siccome all'Esselunga vendono pure il tonno a marca Nino Castiglione , mi è sorta spintanea la domanda: ma sarà lo stesso tipo di tonno?
Oppure sono solo parenti alla lontana?
O magari il primo ha il permesso di soggiorno e il secondo è un tonno clandestino?
Se è lo stesso tonno, quale sarà il più conveniente?
Ma soprattutto, come forse si sarebbe domandato Aristotele:
se il tonno Esselunga costa quasi la metà del tonno Nino Castiglione alias San Cusumano, però il tonno lo fa sempre 'sto benedetto signor Nino Castiglione di Erice, chi me lo fa fare di comprare il tonno San Cusumano originale?
L'unica cosa certa è che ai tempi di Aristotele non esistevano ancora i volantini delle offerte promozionali e forse neppure i tonni inscatolati, ma solo quelli dentro al mare.

mercoledì, febbraio 04, 2009

Marche da bollo o marche da pollo?

Oggi, chissà perché, ad un certo punto m'è venuto da pensare quanto siamo intelligenti noi italiani.

Sì perché voi forse non lo sapete, ma negli altri paesi del mondo non hanno la più pallida idea di cosa sia una marca da bollo e non sanno cosa si perdono!

Tra tutte le marche da bollo a me piacciono particolarmente quelle per passaporto, quelle cosiddette telematiche da €40,29.

Si chiamano "telematiche" perché una volta, prima dell'avvento di Tremonti, oltre a costare meno, te le davano subito, invece l'ultima volta ho dovuto aspettare 40 minuti dal tabaccaio perché la macchinetta telematica (e anche un po' stronza) s'è inceppata con mezza marca dentro e mezza fuori, un po' come certi fondoschiena che si vedono in giro ultimamente. Una marca da bollo teleNatica, con la vita bassa, insomma.

Dicevo, ravanando qua e là, ho scoperto che negli USA il passaporto vale 15 anni e costa 100$ una tantum. In Inghilterra invece vale 10 anni e costa 72£ una tantum. In Danimarca invece costa 180$, sempre una tantum.
In Spagna €20, valido per 10 anni. In Messico quello per 10 anni costa 1795 pesos, circa €100 al cambio attuale, una tantum, ma si può spendere meno per durate inferiori (per un anno costa 400 pesos). In Francia è passato recentemente da €60 a €88. In Germania sembra sia ancora fermo a €59.

Da noi no.

Da noi prima devi andare alla posta a versare €44,66 per quello da 32 pagine, poi vai dal tabacchino a comprarti la marca telematica (se va la macchinetta), poi vai in questura, FAI LA FILA e dopo qualche giorno ti consegnano il tuo nuovo passaporto fiammante, salvo ritardi dovuti a mancanza di "connettività telematica" col cervellone del ministero.

Poi, non pago, ogni anno sganci altri €40,29 se devi andare fuori dalla comunità europea, se no stai casa a guardare l'isola degli ex-famosi.

Ora, io vado ogni anno fuori dalla comunità europea il che significa che nell'arco di dieci anni elargisco oltre €440 euro, cioé almeno quattro volte di più di un americano o di un inglese e venti volte di più di uno spagnolo.



Ho capito, si tratta in realtà delle solite marche da pollo, quei bei polli grassi, italiani, pronti da spennare.

martedì, gennaio 20, 2009

Garante dei prezzi sarà lei!

Sì, lo ammetto, a me i garanti mi stanno proprio sui cosiddetti.
Niente di personale, per carità, però sembra una di quelle categorie inventata apposta per parcheggiare qualche amico o parente trombato alle ultime elezioni regionali.
Diciamo che in un paese normale, avanzato e non in via di sottosviluppo come il nostro, non ci dovrebbe manco essere bisogno dei garanti, ma soprattutto non c'è necessità di garanti della fuffa.

Prendiamone uno non a caso: il signor garante dei prezzi.

Già a partire dal titolo onorifico bisognerebbe capirsi bene, per evitare fraintendimenti.
Sarà uno che garantisce che i prezzi aumentino o che calino? O che rimangano uguali?
No, perché uno che si chiama garante, ti aspetti che ti garantisca qualcosa.
Se non garantisce un tubo, chiamiamolo piuttosto osservatore o statistico dei prezzi.
Anzi va, non chiamiamolo proprio che risparmiamo pure, tanto c'è già l'ISTAT intenta a disegnare sublimi geometrie celesti tra inflazione percepita e inflazione misurata.

Ma prima di abbandonare il garante dei prezzi al suo dorato quanto inconcludente destino, fatto di stipendio pagato con le nostre tasse a fronte del quale non viene erogato alcun servizio concreto, esaminiamo il caso eclatante dell'aumento dei prezzi della pasta.
A metà novembre fu annunciato l'incontro all' OK Corral tra il garante dei prezzi e i produttori di pasta, con lo scopo perentorio di abbassare i prezzi della pasta aumentati di circa il 30% rispetto al 2007.
Caspita ragazzi, si muove il garante dei prezzi!
E noi tutti in poltrona con la classica frittatona di cipolle e il rutto libero, come Fantozzi, pronti a vedere le scintille magari in finta diretta televisiva nello studio di Bruno Vespa.
E... il risultato?
Tra un'oliva all'ascolana e un bicchiere di prosecco, ai posteri venne lasciato il seguente striminzito bollettino della vittoria in formato PDF.
Ci mancava solo la chiosa patriottica: firmato DIAZ.

Il classico caso del garante che partorì un documentino insomma.

Vale la pena ricordare che il prezzo del carburante tra gennaio 2007 e settembre 2008 passò da 1.20€ a 1.5€ circa e il rincaro dei costi di trasporto fu una delle cause invocate per spiegare questo repentino incremento del prezzo della pasta, prima ancora che del pane, che si rifletteva sull'aumento delle materie prime (che invece non sono aumentate affatto secondo quanto sostiene il garante stesso, anzi).

In compenso, adesso che siamo tornati ai livelli del 2006 del prezzo della benzina, la pasta continua a rimanere agli stessi prezzi nel pieno della crisi petrolifera, che manco qualche offerta promozionale riesce veramente a calmierare, come democristianamente auspicato dal garante, e che d'altronde c'è sempre stata, anche quando l'elegante figura del garante non esisteva ancora.

I curiosi possono guardarsi gli andamenti di alcuni comuni tipi di pasta di marca: fusilli De Cecco, spaghetti Barilla, fusilli Garofalo...

Già pare di sentire la giustificazione: eh, ma sa, io non ho poteri coercitivi, se no gli avrei fatto due occhi così a quegli industrialotti di provincia ...

E allora, se non ha poteri coercitivi, si trovi un altro mestiere, caro signor Garante dello Status (ini)Quo, che di poltrone inutili in Italia se ne scaldano già abbastanza.

Indistinti saluti
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