giovedì, aprile 27, 2006

Actimel funziona


Non so voi, ma io mi rifiuto di bere Actimel.
Perciò niente prezzi, niente grafici, niente analisi, solo chiacchiere oggi.

Sì, perché francamente i rischi mi sembra superino i vantaggi.
Va bene la salute, la regolarità (ma de che?!?), l'efficienza psicofisica, però non vorrei ridurmi come quel poveraccio, agente di borsa, barista a tempo perso, che voleva un maschio e si è ritrovato con la moglie incinta di due gemelline.

E poi ti dicono: "actimel funziona".
Altroché, pure troppo!
Ma a funzionare sara' actimel o... l'idraulico?

lunedì, aprile 24, 2006

Il caffè nuoce gravemente al portafoglio

Era da un po' che volevo tirare fuori il sassolino, non già dalla dispensa ma dalla scarpa.

La pietra dello scandalo o nel sandalo, se preferite, è costituita dal prezzo della tazzina di caffè, che, per qualche misterioso motivo, da queste parti raggiunge vette inviolate, la cima Coppi dell'inflazione nel giro d'Italia dell'espresso.

Mi riferisco al prezzo normale naturalmente, non ai casi eclatanti di cui rimangono vittime i malcapitati turisti e nei quali interviene direttamente la Guardia di Finanza.

Insomma, sto parlando del caffè preso a banco o di una sua variante, nella tipica situazione genialmente immortalata da Bruno Bozzetto in questo gustosissimo filmatino.

Mi sono fatto perfino una ragione del titolo di quel grande classico hollywoodiano, "Colazione da Tiffany", diamine, un caffè, un bicchiere di latte e una brioche, nel giro di 5 anni non ce li porterà più il cameriere ma un furgone portavalori della Brink's.

Ora, io non ho niente contro i baristi, però non capisco perché su un espresso ci possono essere 25 centesimi di differenza nel giro di 200 chilometri, mentre un litro di benzina varia al massimo di 4-5 centesimi.
Per non parlare degli aumenti, le monetine da 1 e 2 centisimi sono state abolite senza alcun bisogno di referendum, per semplificare i resti dicono.
Ca**o, dico io, ma Tremonti non poteva proporre la banconota da 83 centesimi?

Va bene che nessuno chiede un litro di gasolio macchiato caldo in tazza grande, però mi sembra si esageri con questa fola dei costi di gestione.

E dei miei costi di digestione, ne vogliamo parlare?

mercoledì, aprile 05, 2006

Fatti non foste a bere come bruti

Non so a voi, ma a me piace il vino.
Questa passione per la pregiata bevanda è scoppiata in età assai tarda, complice il fatto che nella mia zona chiamano vino il lambrusco e, non paghi, hanno inventato pure il tavernello.

Ora, io non ho niente contro il lambrusco e il tavernello, basta che non mi obblighiate a berli.
E poi devo ancora riprendermi, a vent'anni di distanza, da quella terrificante iniziativa pubblicitaria di Giacobazzi che vendeva ai gringos il lambruschino in lattina a suon di spot "Jacobassee is my wine!".
Non so che fine abbia fatto il buon Giacubaz, forse, una lattina dopo l'altra, sarà diventato un povero miliardario anche lui.

Conscio che questa motteggiare faceto attirerà gli strali di innumerevoli concittadini adirati, della Lega per la Vinicazione e Beatificazione del Grasparossa, della Pro Loco di Sorbara e di stuoli di rispettabili sommeliers formatisi alla scuola del Veronelli, i quali, tappo al naso, mi dimostreranno senza ombra di dubbio che il lambrusco non è una specie di gazzosa colorata di rosso bensì un vino rispettabile che coadiuva brillantemente i succhi gastrici durante la digestione delle pietanze tipiche del luogo a base di tigelle, lardo pestato e quantaltro, ecco, per farmi perdonare, ho pensato di fare un po' di promozione al vitigno autoctono e di andare a vedere a quanto si vende il lambrusco doc a Pasqua.

Ma forse non me lo perdoneranno lo stesso.

Augh, pazienza, ormai ho detto!

Donne e olive

L'altro giorno mi aggiravo tra gli scaffali del supermercato alla ricerca di una buona bottiglia di olio extravergine d'oliva, quando ho notato che uno degli olii preferiti, l'extravergine Isnardi, ha raggiunto quotazioni inusitate e viene scambiato pressoché alla pari con le azioni della Banca Popolare Italiana.
Insomma, da condimento principe della cucina mediterranea, l'olio extravergine si è convertito rapidamente in bene rifugio, tant'è che sono stato indeciso fino all'ultimo se investire i miei risparmi in un paio di casse della preziosa sostanza o se acquistare i soliti BOT.
Alla fine ho optato per la prima soluzione perché, se non altro, all'occorrenza potrei facilmente convertire il primo in sano pinzimonio senza dover firmare quegli stupidi moduli sulla riservatezza.

Per concludere non mi resta che citare un antico proverbio danese:

è più facile trovare una vergine sopra i 20 anni che trovare una bottiglia di olio extravergine sotto i 5 euro.

A meno di offerte promozionali, s'intende.
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